venerdì 25 settembre 2009

Il Presidentissimo dichiara guerra all'etimologia

Il Presidentissimo filoconflittuale Napolitano vuole rifondare l'etimologia della lingua patria.

Nello specifico si tratta di un attacco a testa bassa contro un doppio obiettivo: l'istruzione (che la destra vuole solo privata e non più pubblica) e il termine 'scuola'.

Napolitano è invidioso che un termine di origine militare sia pertinente di un ambito non sanguigeno.

Scholae erano i reparti di élite militari nell'antica Roma.

L'istruzione nasce proprio con lo scopo di "allevare", "coltivare" (da cui il termine "cultura") una classe dirigente dalle conoscenze di prim'ordine in un ambito protetto, le scholae appunto.

Se ne convinca presidente, l'esito ideale di ciò che nasce per ammazzare, è proprio per migliorare l'uomo. Purtroppo per Lei, ma è così: il futuro non appartiene agli eserciti.

Ma la scuola _deve_ essere di élite. Non elitaria dal punto di vista economico (ovvero politico, ovvero mafioso), non elitaria culturalmente in modo estremista, non finalizzata alla sola detenzione degli adolescenti, non finalizzata alla sola qualificazione e catalogazione degli individui, ma per la continua ed utopistica tensione all'élitarismo. A partire dalla qualità del corpo docente.

Alla massificazione in qualità del cattocomunismo, i cattonazisti stanno reagendo con un elitarismo economico-politico-mafioso.

In pratica la scuola italiana diventa il succo del peggio del peggio: da un polepettone in cui per decenni ci si è sforzati di massificare ed appiattire e livellare in basso il livellabile per realizzare una classe appena istruita, molto servile, adatta a lavori di burocrazia statale, la destra adesso interviene non per metterla in condizioni di vagliare quel po' di buono, quel po' di elite che si può enucleare per dar luogo ad un futuro costruttivo su basi più qualificanti, ma bensì per selezionare solo quelli con il portafogli più gonfio ovvero con gli agganci politici e/o mafiosi più consistenti.

Il Presidentissimo disapprova, ma non sa perché né per come. Di sicuro, purtroppo per lui, non ci sono plotoni eccitanti, ma almeno si rispetti la lingua

L'anima guerrafondaia Italiana

La sete di sangue in Italia è trasversale. Non è una novità, ma fa male vedere come ogni volta che può la massima istituzione italiana ce lo ricorda.

Stavolta la lacrimuccia di rito di Napolitano serve per insegnare a mio figlio che anche il mio e il suo cadavere non saranno uguali agli altri quando arriverà il momento. In particolare il mio non sarà mai un cadavere da lacrimuccia presidenziale.

Nessuna lacrimuccia presidenziale è stata mai spesa pubblicamente per la ragazzina afgana che quel coglione dello zio accompagnava ad un matrimonio a tutta velocità fottendosene degli alt dei militari italiani. Il Presidentissimo evita di ricordare le radici dell'odio che ci siamo conquistati. Né riesce a spiegarmi che c'entra l'orgoglio di patria con il combattimento cruento dei talebani afgani a favore di un neo nazista alla statunitense come Karzai.

Scritto da Foggia, città immemore del motivo per cui è una delle poche al mondo ad avere Via Vittime Civili al centro.

Sono in attesa di una lacrimuccia presidenziale per un operaio stramazzato in un cantiere che tiene alto il pil dei contabili dell'onore patrio senza poter aspirare ad una bandiere di stato sulla bara, tanto il futuro di oblio è lo stesso dei sei parà che lo Stato ha già perfettamente archiviato.

I minchioni dell'ONU

Mi sto convincendo sempre più che ai posti di comando ci sono persone semplicemente capaci di scalare il potere, ma con qualunque altra capacità a livello ordinario.

La prova di mediocrità del giorno l'ha offerta il Muhammar Gheddafi. Incazzato per il divieto di campeggio a Central Park, valido per la mini canadese da un metro quadro, quanto per il suo tendone che fa impallidire il Teatro Tenda dei concerti dei Pooh, ha ridicolizzato l'ONU non tanto nei suoi principi, quanto per le qualità dialettiche suoi astanti.

Il Muhammar ha attaccato i mediocri astanti ad un suo intervento con la domanda a trabocchetto: 'sapete a cosa serve l'onu?'. Il più smart del gruppo stava iniziando a salmodiare i principi costitutivi, qundo il Grande Beduino ha tagliato corto: 'a niente, perché da quando è nato ci sono state 65 guerre dichiarate e combattute'.

La marmaglia stipendiata dalla marmaglia ha avuto solo la capacità di verificare l'effettiva esattezza contabile di tale affermazione.

A nessuno è venuto in mente la risposta più ovvia: 'l'ONU esiste in virtù dell'unica guerra non combattuta e non censita dalle nostre contabilità. Non sono le guerre combattute che deprimono la predunta utilità dell'ONU, ma quelle non combattute, quelle abbreviate e quelle in cui la popolazione ha sofferto meno, che fanno reali gli ideali che hanno dato luogo all'ONU. L'ONU deve esistere nello stesso momento in cui all'uomo è dato il mandato di pensare e parlare. La nobilitazione del principio del xonfine nazionale non si concretizza più nel vincere una battaglia con i confinanti o con il fasto di un'a

domenica 6 settembre 2009

Un esempio di imbecilli di categoria

I commercianti di Manfredonia sono imbecilli. Oggi alle 13.00 l'ipermercato aveva una ventina di casse ognuna con una ventina di persone in coda con i carrelli pieni, mentre in città tutti i negozi rispettavano la rigorosa chiusura domenicale. Non che Manfredonia debba essere una città turistica a tutti i costi (ormai ne è del tutto aliena), ma l'abitudine all'assistenzialismo non giustifica uno sperpero di risorse di questo livello.

Il vero cancro del meridione

La totale incapacità organizzativa della mediocre (micro)borghesia in meridione più che la mediocre capacità della malavita organizzata è il vero motivo di arretratezza della mia terra.