La sete di sangue in Italia è trasversale. Non è una novità, ma fa male vedere come ogni volta che può la massima istituzione italiana ce lo ricorda.
Stavolta la lacrimuccia di rito di Napolitano serve per insegnare a mio figlio che anche il mio e il suo cadavere non saranno uguali agli altri quando arriverà il momento. In particolare il mio non sarà mai un cadavere da lacrimuccia presidenziale.
Nessuna lacrimuccia presidenziale è stata mai spesa pubblicamente per la ragazzina afgana che quel coglione dello zio accompagnava ad un matrimonio a tutta velocità fottendosene degli alt dei militari italiani. Il Presidentissimo evita di ricordare le radici dell'odio che ci siamo conquistati. Né riesce a spiegarmi che c'entra l'orgoglio di patria con il combattimento cruento dei talebani afgani a favore di un neo nazista alla statunitense come Karzai.
Scritto da Foggia, città immemore del motivo per cui è una delle poche al mondo ad avere Via Vittime Civili al centro.
Sono in attesa di una lacrimuccia presidenziale per un operaio stramazzato in un cantiere che tiene alto il pil dei contabili dell'onore patrio senza poter aspirare ad una bandiere di stato sulla bara, tanto il futuro di oblio è lo stesso dei sei parà che lo Stato ha già perfettamente archiviato.
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