Nello specifico si tratta di un attacco a testa bassa contro un doppio obiettivo: l'istruzione (che la destra vuole solo privata e non più pubblica) e il termine 'scuola'.
Napolitano è invidioso che un termine di origine militare sia pertinente di un ambito non sanguigeno.
Scholae erano i reparti di élite militari nell'antica Roma.
L'istruzione nasce proprio con lo scopo di "allevare", "coltivare" (da cui il termine "cultura") una classe dirigente dalle conoscenze di prim'ordine in un ambito protetto, le scholae appunto.
Se ne convinca presidente, l'esito ideale di ciò che nasce per ammazzare, è proprio per migliorare l'uomo. Purtroppo per Lei, ma è così: il futuro non appartiene agli eserciti.
Ma la scuola _deve_ essere di élite. Non elitaria dal punto di vista economico (ovvero politico, ovvero mafioso), non elitaria culturalmente in modo estremista, non finalizzata alla sola detenzione degli adolescenti, non finalizzata alla sola qualificazione e catalogazione degli individui, ma per la continua ed utopistica tensione all'élitarismo. A partire dalla qualità del corpo docente.
Alla massificazione in qualità del cattocomunismo, i cattonazisti stanno reagendo con un elitarismo economico-politico-mafioso.
In pratica la scuola italiana diventa il succo del peggio del peggio: da un polepettone in cui per decenni ci si è sforzati di massificare ed appiattire e livellare in basso il livellabile per realizzare una classe appena istruita, molto servile, adatta a lavori di burocrazia statale, la destra adesso interviene non per metterla in condizioni di vagliare quel po' di buono, quel po' di elite che si può enucleare per dar luogo ad un futuro costruttivo su basi più qualificanti, ma bensì per selezionare solo quelli con il portafogli più gonfio ovvero con gli agganci politici e/o mafiosi più consistenti.
Il Presidentissimo disapprova, ma non sa perché né per come. Di sicuro, purtroppo per lui, non ci sono plotoni eccitanti, ma almeno si rispetti la lingua
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